L'impostazione di un progetto e-learning
Come l’approccio progettuale di un progetto e-learning derivi dalle esigenze umane: un concetto che non è cambiato
E-learning e Innovazione (per gli amici ELI). Perché a rovescio?
Questo era l’headline della prima versione di ELI, risalente al 2005, creato dal Prof. Mauro Sandrini, cofondatore di OC. Da allora è stata fatta tanta strada, anche strada nuova, come quelle appena asfaltate del Polo Meccatronica, in cui abbiamo aperto l’ufficio del nostro ultimo laboratorio nel 2014. Qui vedete la prima foto, si intravede la mia mountain bike appena appoggiata per saltar giù e scattare, con assoluto entusiasmo. Nell’altra foto vediamo Mauro tenere banco ad una conferenza internazionale sull’e-learning, che si tenne all’EURAC di Bolzano nel 2007. Li in mezzo c’ero anch’io ad ascoltare. Molti dei concetti espressi da Mauro rimangono assolutamente validi, e la loro applicazione sarebbe davvero auspicabile. Per questo voglio riproporne alcuni, tratti proprio dall’articolo “Perché a rovescio” che compariva nel primo blog di ELI. Buona lettura Roberto del Mastro“Rispetto al mainstream dell’e-learning la pensiamo a rovescio. Infatti cominciamo dalle persone.
Al primo posto vengono le persone. Al secondo i problemi che si possono affrontare con l’e-learning. Infine viene la tecnologia.
E-learning e Innovazione è la comunità di mestiere di chi si occupa dell’e-learning. Di chi sa che l’e-learning può essere molto utile per una organizzazione ma anche che l’obiettivo finale non è scontato. Per arrivarci bisogna continuare a imparare, imparare, imparare…
Come gli artigiani di una volta siamo costretti al confronto quotidiano con la realtà.
Pensiamo che per volare alto bisogna essere capaci di guardare per terra: dove posare un passo dopo l’altro lungo l’iter progettuale. Crediamo che per proporre l’e-learning dobbiamo spiegarne l’utilità. Senza salire in cattedra.
Come? Risolvendo un problema. Chi fa l’e-learning deve, prima di tutto, saper risolvere il problema più urgente che ha chi entra nella sua bottega. E saperlo fare bene. Questa è la competenza cruciale di chi fa il mestiere dell’e-learning. Non il software, e neppure le metodologie alla moda.
Così come il calzolaio deve saper fare scarpe belle ed economiche, ma anche comode, così è anche per chi fa l’e-learning. Per esempio questi sono alcuni dei problemi affrontabili:
come far si che i responsabili commerciali conoscano il prodotto che stanno proponendo (non è mica scontato!)
come aiutare gli studenti di una scuola a comprendere difficili problemi di matematica
come far si che chi deve operare con persone di varie etnie possa comunicare in modo elementare con loro nel rispetto della loro cultura
Quando si riesce a raggiungere un obiettivo concreto e coerente con le aspettative iniziali, accadono cose interessanti. Innanzi tutto la resistenza all’innovazione si riduce drasticamente. Dopo aver dimostrato che un problema reale è stato risolto svaniscono le difficoltà a spiegare che cos’è l’e-learning e, spesso, si accende l’emulazione e il desiderio di proseguire. Qualcuno chiama tutto ciò Change Management. Per noi è semplicemente Buon Senso.
In altre parole: dopo aver risolto il primo problema quel che accade è che viene riconosciuto il valore dell’e-learning; si capisce che non è un concetto astratto e che può migliorare la vita e il lavoro delle persone coinvolte. Ma non è tutto.
Quel che accade dopo aver risolto un primo problema con l’e-learning è che si lascia una eredità. Questa eredità è un contesto operativo per innovare. Non una piattaforma software o un corso, ma un’architettura di tecnologie e metodi. Un sistema che è pronto per accogliere altri progetti e, uno dopo l’altro, andare a costituire la struttura all’interno della quale può fluire la conoscenza dell’organizzazione.
Questo è il punto di vista “al rovescio” di E-learning e Innovazione. Un punto di vista che privilegia ciò che serve in quel preciso momento e contesto organizzativo.
Non siamo interessati alle ultime mode di Internet anche se alle spinte di innovazione potenti che arrivano da Internet guardiamo con l’interesse di chi vuol “toccare con mano”.
Con l’e-learning è lo stesso. Oltre le tecnologie, le mode e i guru ci sono le persone e le organizzazioni. Il modo con cui si impara e si spende il proprio tempo è una questione importante da cui possono derivare grandi opportunità e qualche rischio. Il più grande dei quali è la noia: l’antitesi dell’innovazione.
Risolvere un particolare problema con l’e-learning significa lasciare a chi compra non solo le scarpe – come faceva il calzolaio con chi entrava nella sua bottega – ma anche condividere il “come” si fa a fare le scarpe e accompagnarlo nella costruzione della “sua” bottega. L’e-learning quando è fatto bene diventa un percorso di autonomia e di crescita per gli individui e per le organizzazioni.
Altrimenti diventa uno strumento per propinare contenuti a chi li fruirà svogliatamente. Ma in questo caso: ne vale davvero la pena?”